La salute vien... mangiando bene!

Blog dedicato all'alimentazione in tutti i suoi molteplici aspetti, spiegato in modo semplice ma preciso.

Malati di magrezza

Nella mia carriera mi è frequentemente capitato di visitare pazienti in sottopeso (con un BMI inferiore a 18,5) e l’esperienza mi ha portato a comprendere quanto questa condizione sia delicata e di ardua gestione. Queste persone generalmente non si piacciono per molteplici motivi; non solo la loro è spesso una magrezza eccessiva ed emotivamente fastidiosa ma inoltre essa rivela tratti fisici spigolosi, angoli che, abitualmente ricoperti da un pannicolo adiposo, non sono evidenti nel fisico dei loro coetanei, fattezze che poco hanno a che fare con la bellezza canonica e svelano un disagio spesso superiore rispetto alle persone in sovrappeso. I motivi che possono essere alla base di una difficoltà ad aumentare il peso corporeo sono numerosi e richiedono un approfondimento sia clinico/psicologico che comportamentale. Bisogna innanzitutto escudere la presenza di patologie che possano causare da un lato un eccessivo consumo energetico, come le patologie tumorali, i disturbi della funzione tiroidea (ipertiroidismo) e la presenza di infezioni croniche, e dall’altro una limitata capacità assorbitiva a livello gastro intestinale o per la presenza di deficit enzimatici (il che può limitare l’assorbimento di certe sostanze ingerite o causare, per la persistenza di alcune molecole indigerite nel canale digestivo, un aumento della motilità intestinale e un richiamo di liquidi con conseguente diarrea e gonfiore) o per la presenza di sezioni gastrointestinali inefficienti a causa di lesioni, interventi chirurgici, infiammazioni croniche ecc.

Escluse queste cause possiamo comunque individuare alcune abitudini alimentari, comportamentali e sociali che possono essere responsabili della incapacità ad aumentare il proprio peso corporeo. Il primo fattore da prendere in considerazione è relativo alla sovrastima dell’introito energetico; in questi casi i pazienti sono convinti di assumere una quantità di cibo più che sufficiente ma, nella realtà, sono ben al di sotto delle loro necessità. Questo fenomeno può verificarsi anche quando si esagera nelle porzioni di verdura assunta poichè queste non solo riempiono lo stomaco senza apportare calorie significative, inoltre sono ricche di fibre che hanno la capacità di accelerare il transito intestinale e limitare quindi il tempo di contatto tra la mucosa intestinale e il cibo assunto, infine perchè la fibra ha la capacità di interporsi tra la mucosa e gli alimenti ingeriti limitando la superficie deputata all’assorbimento. In questi casi sarà sufficiente educare i pazienti a mantenere un giusto rapporto tra le calorie introdotte, in relazione al proprio metabolismo, e i loro consumi e costruire un piano terapeutico dietetico equilibrato con le giuste dosi di fibra da assumere. In altri casi la difficoltà nasce dalla sottostima dei consumi energetici relativi all’attività lavorativa o sportiva; In questi casi i pazienti non comprendono la reale incidenza dell’attività fisica,  lavorativa o sportiva, dal punto di vista metabolico, rispetto al loro introito energetico. Svolgere un lavoro faticoso e stressante e associare a questo una intensa attività sportiva rende le necessità energetiche estremamente superiori e spesso difficili da compensare. E’ poi importante consumere i pasti con tranquillità, seduti a tavola, ritagliandosi un tempo adeguato tra i propri impegni poichè con la fretta, fattore che incrementa lo stress psicofisico, si verifica un aumento nella produzione di adrenalina e noradrenalina che sono induttori metabolici. Spesso le persone che sono particolarmente magre hanno anche un volume gastrico ridotto il che li rende incapaci di introdurre una quantità sufficiente di cibo, di conseguenza cercheranno di aumentare il numero dei pasti quotidiani. Questo fenomeno però non è vantaggioso dal punto di vista energetico perchè ad ogni pasto seguirà una fase digestiva, quindi più pasti si faranno più energie si dissiperanno nell’attività digestiva (TID= termogenesi indotta dalla digestione). Bisognerà quindi cercare di concentrare l’introito energetico della giornata nei tre pasti canonici (colazione, pranzo e cena) prendendosi il tempo necessario, masticando bene e non esagerando con le bevande (vietate quelle gasate che gonfiano e danno immediatamente un senso di sazietà).

Bisogna poi considerare anche la quantità di tessuto adiposo a disposizione dell’organismo. Quando siamo piccoli e in crescita le nostre cellule (muscolari, adipose, ossee ecc.) vengono stimolate a crescere sia di volume che di numero mentre, raggiunta la maturità, potremmo influenzare il volume in senso positivo o negativo ma non il numero delle cellule. Un bambino che mangia troppo stimolerà il suo pool di cellule adipose ad aumentare di volume e di numero così da adulto avrà la tendenza ad essere in sovrappeso e incontrerà maggiori difficoltà a dimagrire, di contro, i bambini molto magri, che mangiando poco stimolano in modo ridotto la crescita del numero degli adipociti, saranno degli adulti con un numero di cellule adipose ridotto. Se abbiamo poche cellule adipose, poichè da bambini eravamo molto magri, pur stimolandone l’aumento di volume non riusciremo ad ingrassare più di tanto. In certi casi bisogna quindi rassegnarsi e concentrarsi su una alimentazione il più possibile corretta ed equilibrata. Chi vuole ingrassare d’altronde non desidera semplicemente aumentare il volume della pancia, cosa che esteticamente non è vantaggiosa, ma cerca di aumentare piuttosto il volume muscolare degli arti e del torace oltre che le rotondità del viso ecc. Per riuscire in questo intento è necessario stimolare non solo la massa grassa ma anche quella magra. Questo obbiettivo può essere conseguito solo associando una adeguata attività fisica, e per adeguata si intende non troppo intensa o protratta nel tempo, ad una dieta equilibrata solo leggermente superiore (ipercalorica) ai propri consumi energetici. In generale per consentire al proprio organismo di aumentare le sue riserve (sia di massa magra che di massa grassa) è necessario assumere circa 250-300 Kcal in più rispetto a quelle necessarie nelle 24 ore… In questo modo si riesce ad aumentare progressivamente di peso e si evita di iperstimolare il metabolismo. In ogni caso il mio consiglio è quello di rivolgervi ad un Medico specialista in Scienza dell’Alimentazione poiché solo con una visione a tutto tondo delle relazioni tra la salute dell’uomo, l’alimentazione e l’aspetto psicologico si possono raggiungere risultati stabili e soddisfacenti.

Vi ringrazio e colgo l’occasione per porgere a tutti i miei auguri per un buon 2015

Dott. Pablo Belfiori

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Il metabolismo indica le potenzialità individuali ed è relativo ai consumi energetici nelle 24 ore. Gli uomini hanno un metabolismo maggiore rispetto alle donne perchè hanno una maggiore quantità di massa muscolare, infatti il metabolismo dipende, in prima battuta, dalla massa muscolare (un po' come il consumo di una automobile dipende dalla cilindrata). Diminuire la massa magra, come avviene quando si fanno diete troppo restrittive, provoca una riduzione del metabolismo e di conseguenza diventa sempre più difficile dimagrire e sempre più facile recuperare peso. Fate molta attenzione alle diete eccessivamente ipocaloriche e non vi fate imbrogliare dalle promesse fasulle legate alle diete a base di beveroni o pasti sostitutivi... Sono facili e danno velocemente una riduzione di peso ma, solitamente, sono anche associate a fenomeni di riduzione del metabolismo con conseguente recupero ponderale appena si interrompono. Per dimagrire bene bisogna mangiare sano, in modo equilibrato, con gusto e soddisfazione, praticare un'attività fisica il più frequentemente possibile (anche camminare può bastare), bere spesso acqua e dormire a sufficienza.

La parola dieta deriva dal greco "dìaita" e il suo significato più profondo è legato al concetto di "stile di vita" e non ad un approccio alimentare restrittivo e riduttivo come molti pensano. I cardini sui quali deve girare l'alimentazione sono numerosi e i più importanti sono legati al concetto di equilibrio. L'essere umano può sopravvivere con qualunque tipo di alimentazione, dal vegano al carnivoro stretto, dal crudista al macrobiotico... ma è solo con una alimentazione equilibrata e variata che può esprime tutto il suo potenziale in termini di "salute", prevenzione e longevità. Ogni giorno bisogna assumere carboidrati, grassi e proteine, facendo attenzione agli equilibri necessari per far "funzionare" al meglio la macchina uomo, variando, scegliendo cibi colorati, bevendo sufficienti quantità di acqua, senza esagerare con le privazioni e gli schemi rigidi.

La differenza fondamentale tra il medico specialista in Dietologia e Nutrizione clinica e tutti gli altri professionisti, titolati e no, che si occupano di alimentazione, è che il medico prende in considerazione il paziente a tutto tondo mentre gli altri ne "curano" quasi esclusivamente l'aspetto legato al peso. Il medico ha un approccio più ampio nei confronti del proprio paziente; lo visita, prescrive eventuali accertamenti ematici o strumentali, conosce gli effetti delle terapie farmacologiche, nella sua formazione ha studiato tutte le patologie di cui i pazienti potrebbero soffrire e questo gli permette non solo di diagnosticare l'eventuale presenza di patologie in una fase precoce e asintomatica ma anche di valutare nel tempo l'evolversi di ogni singolo caso, ha lavorato a contatto con i malati in ospedale e conosce gli aspetti psicologici che influenzano certe scelte e certe condizioni, è attento alla comunicazione e preparato sul piano umano.

La pratica di una attività fisica/sportiva è alla base della salute per molteplici motivi. Fare attività ha un impatto positivo sul cuore e sulla circolazione, stimola il rilascio di endorfine (che provocano piacere), aumenta il consumo energetico e facilità il mantenimento del peso o la sua diminuzione se associata ad una dieta, stimola l'aumento della sensibilità all'insulina e riduce il rischio di sviluppare il diabete...e potrei continuare. La cosa più importante è scegliere il giusto tipo di attività e associarvi una adeguata alimentazione. Per questo motivo è importante che l'atleta, lo sportivo amatore o colui che per la prima volta si approccia ad uno sport conoscano le loro necessità energetiche e si alimentino in modo adeguato sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Il concetto di salute è molto complesso, in esso si integrano aspetti fisici, psicologici, funzionali, relazionali e sociali. La salute è influenzata da una moltitudine di fattori e tra questi l'alimentazione ha un ruolo fondamentale sia in termini preventivi che terapeutici. I pazienti più soddisfatti e felici che ho avuto il piacere di seguire sono stati quelli che, al di la della forma e del peso raggiunto, hanno visto e vissuto la normalizzazione dei loro parametri ematochimici e la sospensione o riduzione delle loro terapie farmacologiche diventando, in buona sostanza, più "sani".